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LA NASCITA IN UNA STALLA

di Anselm Grün



Gesù nacque in una stalla, “perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2,7).
Gesù nasce lì dove si alloggiano gli animali. Lì dove abitano gli uomini, dove essi si trovano a loro agio, le porte rimangono chiuse. La stalla indica quella nostra sfera in cui abitano gli animali, vale a dire gli istinti, le pulsioni, la vitalità, la sessualità. Ci piacerebbe – oh sì, quanto ci piacerebbe! – nascondere ai nostri occhi e agli uomini questa sfera “animalesca” che è presente in noi. Ne proviamo imbarazzo, perché non riusciamo a dominarla. Essa non è pulita. È maleodorante. Non è chimicamente disinfettata. Anche dopo essere stata pulita, ricorda sempre lo sterco e l’urina, cose che preferiremmo non guardare. Tutto ciò è penoso. Eppure proprio là Dio vuole nascere in noi.

Noi non troviamo Dio anzitutto lì dove lavoriamo, dove ci stabiliamo, dove invitiamo altri uomini; lo troviamo nella nostra stalla. Questo esige da noi l’atteggiamento dell’umiltà. Dobbiamo avere il coraggio di aprire la nostra stalla a Dio. Solo se gli presentiamo tutto quello che c’è in noi, egli entrerà in noi. Dio non s’accontenta di abitare nelle camere ben pulite che riserviamo agli ospiti, ma vuole scendere anche nelle nostre profondità. Vuole illuminare anche le nostre tenebre. Nelle immagini natalizie la luce irradiata dal bambino divino illumina la stalla e diffonde un chiarore soffuso su ogni cosa. Lì dove giace il bambino divino, insomma, tutto può trovare posto, lì ogni cosa diventa umana, benevola e buona.


Pubblicato il 5 Dicembre 2011