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ANDAR PER PRESEPI

Quest’anno ho riassaporato le gioie dell’Avvento, che ricordano tanto l’infanzia di molti della mia età, improntata alla sobrietà dei gesti e ad un profondo attaccamento alla tradizione dell’attesa del Signore che viene.
L’opportunità è stata data da Padre Dominic e dai suoi confratelli della Parrocchia del Sacro Cuore, che hanno voluto proporre a tutta la Comunità un cammino comune, semplice nel suo divenire e particolarmente suggestivo: “fare il presepe…in chiesa, in casa, a scuola con la famiglia”.
Durante i giorni della Novena ai piccoli partecipanti della scuola primaria è stato dato il kit e le istruzioni per costruire un piccolo presepe di pasta alimentare.
In chiesa nel frattempo prendeva forma il Presepe preparato dai Ministri Straordinari della Comunione e vicino all’ambone nasceva la capanna con la Sacra Famiglia.
A noi del Consiglio Pastorale per gli Affari Economici il pesante fardello di giudicare i partecipanti al concorso del Presepi per le famiglie, che ha visto 27 partecipanti sparsi per tutta la parrocchia, mentre procedevamo nelle visite, apprezzando la fantasia (usare una poltrona rovesciata per creare un piano inclinato), l’originalità (le pecorelle fatte con vera lana), i materiali impiegati (la corteccia dell’eucalipto per creare montagne e pianure), ci è parso di cogliere un comune intento, come se vi fosse un passaparola o, meglio, un sentire comune.
In tutti i presepi è stata fondamentale e principale l’idea del messaggio da comunicare: Dio che viene, per tutti, a tutti.
Su “Naschimentu”, la nascita come punto centrale, sottolineata da tutti i partecipanti con particolare attenzione e sensibilità, con dolcezza e genuità.
Chi ha concentrato il sistema di illuminazione sul bambinello per sottolineare la centralità della nascita, chi invece ha messo in evidenza la povertà del luogo utilizzando sacco grezzo per costruire la capanna.
In molti presepi, anziani genitori continuano a utilizzare le vecchie e un po’ malandate statuine, che fanno ancora la gioia dei figli un po’ attempati e dei nipoti festanti che rimangono incantati dai racconti di come si preparava tanti anni fa quel presepe.
Qualcuno ha scelto di rinunciare al fuoco del camino e preferisce alla compagnia delle fiamme dei ciocchi quella dei pastori e delle pecorelle di gesso.
Una famiglia preferisce, per il periodo natalizio, pranzare e cenare vicino al Bambinello, apparecchiando la tavola vicino al presepe: “… così gli facciamo compagnia…”.
A casa della vincitrice di questo primo concorso dei presepi, in bella mostra, vi era, fuori concorso, un bellissimo presepe di terracotta, interamente costruito dal padre, abilissimo figolo oristanese, quando questa era piccina.
Andando per presepi si ritorna un po’ bambini, si riaccende la fantasia sopita del fare e del raccontare, si ritrovano quelle atmosfere, quegli odori, quel senso di fratellanza e amicizia che ti fanno stare meglio.
Certo se l’Avvento durasse tutto l’anno…

Mario Luigi Piredda
Pubblicato il 29 Gennaio 2011