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BENVENUTO SUL SITO DELLA COMUNITA' PARROCCHIALE

L'obiettivo di questo spazio virtuale è quello di creare un ulteriore punto di incontro, comunicazione e informazione per tutti i parrocchiani, che non deve tuttavia sostituirsi all'incontro e al contatto reale. Come potrete notare, si tratta di un sito molto semplice e spartano, fatto da non professionisti; proprio per questo cerchiamo persone che abbiano voglia di prestare il loro servizio, offrendo le loro conoscenze informatiche. Cerchiamo però anche persone che vogliano curare "i contenuti". La parola d'ordine è quindi COLLABORARE.

LA CROCE: COLLOCAZIONE PROVVISORIA

di Don Tonino Bello



Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria.

La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.

Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo. Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima che hai partorito un figlio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra. Coraggio. La tua Croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio. Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della Croce. “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutti le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche a Dio. Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. Coraggio, tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi calori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra ne nuvole in fuga.


Pubblicato il 26 marzo 2013

PERCHE CORRI?

di Bruno Ferrero



Dalla sua finestra affacciata sulla piazza del mercato il Maestro vide uno dei suoi allievi, un certo Haikel, che camminava in fretta, tutto indaffarato. Lo chiamò e lo invitò a raggiungerlo.
“Haikel, hai visto il cielo stamattina?”
“No, maestro”.
“E la strada, Haikel? La strada l’hai vista stamattina?”.
“Sì, maestro”.
“E ora, la vedi ancora?”.
“Sì, maestro, la vedo”.
“Dimmi cosa vedi”.

“Gente, cavalli, carretti, mercanti che si agitano,
contadini che si scaldano,
uomini e donne che vanno e vengono,
ecco cosa vedo”.

“Haikel, Haikel,
- lo ammonì benevolmente il maestro -
fra cinquant’anni, fra due volte cinquant’anni
ci sarà ancora una strada come questa
e un altro mercato simile a questo.
Altre vetture porteranno altri mercanti
per acquistare e vendere altri cavalli.
Allora io ti chiedo, Haikel,
perché corri
se non hai nemmeno il tempo di guardare il cielo?”.


Hai visto il cielo stamattina?

Pubblicato il 20 febbraio 2013

LA MANO

di Bruno Ferrero


 
Un bambino aveva fatto la spesa per la mamma.
Era stato preciso e attento. Il droghiere, per premiarlo, prese da uno scaffale una grossa scatola di caramelle, la aprì e la presentò al bambino.
“Prendi, piccolo!”.
Il bambino prese una caramella, ma il droghiere lo incoraggiò: “Prendi tutte quelle che stanno in mano”.
Il bambino lo guardò con i suoi grandi occhi.
“Oh… allora, prendile tu per me!”.
“Perché?”.
“Perché tu hai la mano più grande”.

Quando preghiamo, non misuriamo le nostre domande con la piccolezza della nostra fede. Ci ricordiamo semplicemente che la mano di Dio è più grande.
 
Pubblicato il 3 gennaio 2013

AI GIARDINETTI

di Pino Pellegrino
 

 

Una volta una madre si trovava ai giardinetti con la bimba di quattro anni. Ad un tratto, la bambina si mise a piangere disperatamente. Un signore che assisteva alla scena, dopo un po’ non ne poté più e disse alla madre: “Signora, non faccia piangere così la bambina: la dia quel che vuole!”.
Il signore tacque.
Intanto la bambina riprese a piangere, sempre più angosciata. Allora l’uomo, deciso: “Signora, non si può far piangere tanto un bimba: mi dica quel che vuole, provvedo io!”.
La madre, ancor più seccata: “Provi lei! Ha fatto un buco e adesso vuole portarselo a casa!”.
È saggio il proverbio: “Prima di giudicare una persona, cammina quindici giorni sui suoi sandali”.

Pubblicato il 4 dicembre 20 12

UN CUCCIOLO

di Bruno Ferreo
 
 
Sul cancello di una casa di periferia circondata da un ampio frutteto, era appeso un cartello che diceva:
Si vendono cuccioli di cane razza”.
 
Un ragazzino suonò il campanello e al padrone che era venuto ad aprire disse, mettendosi una mani in tasca:
Qui ho due euro e 37 centesimi, posso guardare i cagnolini, per favore?”.
 
L’uomo fece un fischio e da una cuccia che portava la scritta “Lady”, uscì un cane femmina magnifico ed elegante seguito da cinque bellissimi cuccioli. Solo uno zoppicava leggermente.
 
“Che cos’ha?”, chiese il ragazzo indicandolo.
 
Il veterinario sostiene che ha una deformazione della zampa. Probabilmente zoppicherà per sempre”.
 
Vorrei comprarlo io, se non le dispiace”, disse il ragazzo.
 
L’uomo voleva regalarglielo, ma il ragazzo ribatté:
“Anche lui vale come gli altri. Porterò i soldi ogni settimana, finché arriverò alla somma giusta”.
 
Ma perché vuoi comprare un cane malato? Non potrà mai correre con te o seguirti in montagna!”.
 
Il ragazzo si chinò, si rimboccò la gamba dei pantaloni e mostrò la sua gamba. Era malformata e ingabbiata in un tutore di metallo. Poi disse:
Anch’io non corro bene. Il cucciolo avrà bisogno di qualcuno che lo capisca”.
 
 
Pubblicato il 4 dicembre 20 12

IL PRIMO FIORE


In un paesino di montagna c'è un'usanza molto bella. Ogni primavera si svolge una gara tra tutti gli abitanti. Ciascuno cerca di trovare il primo fiore della primavera. Chi trova e raccoglie il primo fiore sarà il vincitore e avrà buona fortuna per tutto l'anno. Per questo partecipano tutti, giovani e vecchi.
Un anno, all'inizio della primavera, quando la neve cominciava a sciogliersi e a lasciare liberi larghi squarci di terra umida, tutti in quel paesino partirono alla ricerca del primo fiore. Per ore e ore cercarono in alto e in basso, sulle pendici dei monti, ma non trovarono nessun fiore. Stavano già abbandonando la ricerca, quando udirono un grido.
«E’ qui! L'ho trovato!». Era la voce di un bambino. Uomini, donne e bambini corsero verso di lui, che stava battendo le mani e saltando per la gioia. Quel bambino aveva trovato il primo fiore.
Il primo fiore, però, era sbocciato in mezzo alle rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile burrone. Il bambino lo indicava con il braccio teso, giù in basso, ma non poteva raggiungerlo perché aveva paura della bocca spalancata del burrone. Il bambino però desiderava quel fiore più di qualunque altra cosa al mondo. Tutti gli altri erano gentili, lo volevano aiutare. Cinque uomini forti portarono una corda. Intendevano legare il bambino e calarlo fino al fiore perché potesse coglierlo. Il bambino però aveva paura. Aveva paura del burrone, aveva paura che la corda si rompesse. «No, no», diceva piangendo, «ho paura!».
Gli fecero vedere una corda più forte. Non cinque, ma quindici uomini forti l'avrebbero tenuta. Tutti lo incoraggiavano. A un tratto il bambino smise di piangere. Con una mano si asciugò le lacrime. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa avrebbe fatto il bambino.
«Va bene», disse il bambino, «andrò giù. Io andrò giù se mio padre terrà la corda!».

Siamo tutti impegnati nella ricerca del primo fiore. Il bambino è metafora del cuore puro e semplice che sa fidarsi, infatti l’abbandono fiducioso è un atteggiamento naturale proprio del bambino; il linguaggio biblico a partire da questa esperienza, ci esorta a guardare ai piccoli per riscoprire quell’atteggiamento naturale e farne l’atteggiamento spirituale, la dimensione spirituale del nostro vivere davanti a Dio e agli uomini.

La FEDE è piena FIDUCIA in DIO!

Pubblicato l'11 novembre 2012

"MAIALE!". "OCA!".

di Pino Pellegrino
 



Un signore sta salendo in auto su una strada di montagna.
Ad un tratto, incrocia una donna che sta scendendo, lei pure in macchina.
La donna, non appena vede il signore, gli urla, con forza dal finestrino della sua auto: “Maiale!”.
Allora quello, per non essere da meno, le grida con quanto fiato ha in gola: “Oca!”.
Se non che, dopo la prima curva che affronta con velocità aumentata dalla rabbia, si trova la strada sbarrata proprio da un enorme maiale che investe in pieno!

Perchè subito e sempre (o quasi) pensare male dell'altro?

Pubblicato il 30 ottobre 2012




PAROLE D'ORO

di Pino Pellegrino
 


Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile, quando, con il parafango, urtò il paraurti di un’altra macchina.
Era in lacrime quando disse che era un’auto nuova, appena ritirata dal concessionario. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito?
Il conducente dell’altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.
Quando la donna cercò i documenti in una grande busta marrone, cadde fuori un pezzo di carta. In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole:
“In caso di incidente, ricorda, tesoro, che io amo te e non la macchina!”.

La primavera ritorno nel cuore della donna.

La parola è materiale incandescente: può essere proiettile o carezza, pietra o colpo d'ala.

Pubblicato il 30 ottobre 2012




L'AQUILONE

di Bruno Ferrero
 



Una tersa e ventilata mattina di marzo, un bambino, aiutato dal nonno, fece innalzare nel cielo un magnifico aquilone. Portato dal vento, l’aquilone saliva e saliva sempre più in alto, ma il nonno aveva legato saldamente una estremità del filo al polso del bambino.
Lassù, nell’azzurro, l’aquilone dondolava tranquillo e sicuro, seguendo le correnti. Due grassi piccioni chiacchieroni, che volavano pigramente, si affiancarono all’aquilone e cominciarono a fare commenti sui suoi colori.
“Sei vestito proprio in ghingheri, amico”, disse uno. “Dai, vieni con noi. Facciamo una gara di resistenza” disse l’altro. “Non posso”, disse l’aquilone. “Perché?”. “Sono legato al mio padroncino, laggiù sulla terra”. I due piccioni guardarono in giù.
“Io non vedo nessuno”, disse uno. “Neppure io lo vedo”, rispose l’aquilone. “Ma sono sicuro che c’è perché ogni tanto sento uno strattone al filo”.

Sii felice se ogni tanto Dio dà uno strattone al tuo filo. Non lo vedi, ma è legato a te. E non ti lascerà perdere. Mai.

Pubblicato il 19 ottobre 2012